Il Sito dei Cavalli,delle Amazzoni e dei Cavalieri


V CAPITOLO L'ERA MODERNA

14.12.2020 16:44

L'era moderna
Dall'Italia, più precisamente dalla Scuola di cavalleria di Pinerolo (circa 30 km a nord di Torino), parte la storia dell'equitazione nell'era moderna. Fu in questa sede che alla fine dell'Ottocento il capitano Federico Caprilli, poco più che trentenne, mise a punto un sistema di equitazione del tutto innovativo detto 'sistema naturale', che rapidamente si diffuse in tutto il mondo. Caprilli rivoluzionò il metodo del salto sino a quel momento adottato. Si pensava, infatti, che il miglior modo per saltare gli ostacoli fosse di alzare l'anteriore del cavallo con il busto rovesciato indietro, immaginando di mantenere in equilibrio il cavallo con un fortissimo appoggio della mano sul morso. Caprilli, invece, capì che il cavaliere doveva lasciare il cavallo libero di usare il proprio istinto e i propri mezzi per percorrere la campagna e superare gli ostacoli facendo corpo unico con l'animale. Il cavallo doveva saltare affidandosi al proprio istinto, obbedendo alle semplici indicazioni degli aiuti del cavaliere: le gambe per avanzare e accelerare, le mani per dirigere, rallentare e fermare.


La Scuola di cavalleria di Pinerolo
Il 15 novembre 1823 re Carlo Felice decretò la costituzione di una scuola deputata all'insegnamento dell'equitazione per i giovani appartenenti ai corpi militari, presso il castello di Venaria Reale (Torino). Sciolta nel 1848, la scuola fu ricostituita l'anno successivo nella caserma Principe Amedeo di Pinerolo. Questa rappresentò per la piccola cittadina un vero e proprio centro di attrazione. Nel 1862 l'istituzione si trasforma in Scuola normale di cavalleria e, successivamente, in Scuola di applicazione di cavalleria, restando tale fino al 1943, anno della sua soppressione. La costruzione del galoppatoio di Baudenasca nel 1894 e del maneggio coperto nel 1911, la creazione nel 1875 del Corso allievi veterinari e nel 1880 dell'unica Scuola italiana di mascalcia consentirono a Pinerolo di dotarsi di un complesso assolutamente all'avanguardia.
Dopo i primi anni di limitato sviluppo, dovuti alla mancanza di un indirizzo preciso di insegnamento, il primo grande momento di impulso per la scuola fu dato dal colonnello Lanzavecchia di Buri che nel 1865, accompagnato dal capitano Baralis, visitò le scuole di equitazione di Vienna, Berlino, Hannover e Saumur approfondendo i metodi adottati all'estero. Fu Lanzavecchia a decidere di far uscire i giovani cavalieri dallo spazio limitato dei maneggi coperti per addestrarli all'equitazione di campagna, demandando la loro istruzione a Cesare Paderni. Dopo la morte del capitano Baralis (1885) la scuola rischiò di essere trasferita a Caserta. Sulla scorta del successo ottenuto con l'esperienza all'ippodromo romano di Tor di Quinto, nel 1891 fu deciso di incrementare l'attività della scuola con un corso complementare di campagna. La direzione passò al generale Berta, ideatore del galoppatoio di Baudenasca, che per primo utilizzò purosangue irlandesi. È in questi anni che si forma alla Scuola di Pinerolo il giovane ufficiale Caprilli, il quale già nel 1888 intuisce che lo stile sul salto può essere migliorato introducendo il metodo di equitazione naturale. Tale metodo incontra subito un grandissimo successo e da tutto il modo arrivano a Pinerolo osservatori e allievi. Il successo di Caprilli al concorso ippico di Torino del 1902 costituisce la definitiva affermazione del sistema, che viene adottato nelle più importanti scuole all'estero. Caprilli muore a soli 39 anni, a Pinerolo, in seguito a una banale caduta da cavallo. È proprio dopo la scomparsa del grande maestro che la scuola assume la sua fisionomia definitiva.
Sistemata in un grandioso complesso, oggi in parte occupato dal Museo nazionale dell'Arma di cavalleria, la Scuola era collocata al centro della cittadina piemontese ed era composta di vari edifici a tre piani. Sul vasto cortile, dalla parte opposta, si affacciavano le scuderie per i cavalli da scuola. Le dipendenze laterali, di un solo piano, erano occupate da altre scuderie, dalle cucine, dai servizi e da un maneggio coperto di 60x40 m. Vicino alla Scuola si trovava un secondo piccolo maneggio coperto. Nel 1911 venne inaugurato un altro grandioso maneggio (l'unico ancora oggi esistente) dedicato a Caprilli.
La Scuola disponeva di due campi per le esercitazioni: il primo aveva una pista con uno sviluppo di un migliaio di metri, attraversato da altre piste diagonali, con svariati ostacoli disposti in ordine progressivo dai 30 cm di altezza, per i cavalli giovani, fino a 1 m, per i cavalli già addestrati; il secondo campo rappresentava un vero e proprio ippodromo, studiato da numerose delegazioni straniere per la sua eleganza e la sua funzionalità. Voluto dal generale Berta e costruito dai genieri lungo gli argini del Chisone, circondato da boschi, l'ippodromo disponeva di una pista lunga 3 km e larga 20 m, dei quali i tre metri più esterni erano coperti di sabbia, i rimanenti in erba. Il numero delle piste diagonali e trasversali era rilevante ed esse erano dotate di ostacoli vari.
L'impianto disponeva inoltre di un bacino d'acqua di 30x20 m, con profondità di 4 m, per le esercitazioni delle traversate a nuoto. Una serie di fili stesi, a cui erano legate corde con uncini alle estremità, consentivano ai cavalieri che non sapevano nuotare di esercitarsi senza pericolo.
In un secondo tempo venne costruito, accanto alla Scuola, anche un ricovero-ambulatorio per i cavalli ammalati, con box di isolamento, farmacia, laboratorio analisi, oltre a un'ampia fucina per gli allievi fabbri, oggi sede della Scuola di mascalcia. Un altro piccolo edificio accoglieva un'aula per le lezioni di ippologia, un gabinetto anatomico e una ricca collezione di ferri di cavallo.
Gli allievi ufficiali montavano ogni giorno, in maneggio e in campagna, cinque cavalli. Nella scuola erano istituiti, inoltre, corsi speciali di tattica, di veterinaria, di mascalcia, di scherma, di tiro, un corso genieri telegrafisti per sottotenenti, un corso genieri per soldati e uno di perfezionamento per sottufficiali.
L'effettivo della Scuola, agli inizi del 20° secolo, era costituito da 555 cavalli, tra i quali gli Hunter irlandesi (voluti dal generale Berta perché meglio rispondevano alle esigenze dell'equitazione di campagna) erano 250; vi erano inoltre 105 purosangue inglesi e 200 mezzosangue italiani. Ogni anno un'apposita commissione ‒ Caprilli ne fece parte ‒ si recava in Irlanda per l'acquisto della rimonta per la Scuola e per gli ufficiali. I cavalli personali degli ufficiali venivano tirati a sorte; il prezzo veniva stabilito dal comitato militare.
L'insegnamento dell'equitazione alle reclute si divideva in due periodi: insegnamento con il filetto e insegnamento con il morso, in maneggio e in campagna. Il corso durava complessivamente quattro mesi. Dal 1900 al 1938, con la sola interruzione degli anni della guerra mondiale, 141 ufficiali di 33 diverse nazioni parteciparono ai corsi della Scuola di applicazione di cavalleria, a Pinerolo e a Tor di Quinto, per apprendere l'equitazione naturale. I corsi iniziavano nella cittadina piemontese in ottobre e terminavano a luglio; i partecipanti avevano così la possibilità di seguire tutto l'addestramento del cavallo giovane, di cinque anni. Successivamente seguivano a Tor di Quinto un ulteriore corso della durata di tre mesi. Gli ospiti disponevano, oltre ai due cavalli di loro proprietà, dello stesso numero di cavalcature degli allievi della Scuola; agli allievi stranieri, per ragioni di prestigio, erano destinati i migliori. Questi allievi, che già rappresentavano l'élite dei cavalieri nei loro rispettivi paesi, al ritorno in patria contribuivano a diffondere nel mondo il 'sistema' caprilliano.
L'8 settembre 1943 la Scuola cessò la sua attività dopo essere stata saccheggiata dai tedeschi.

—————

Indietro